Quantcast
Channel: Architettura Ecosostenibile: bioarchitettura, design e sostenibilità
Viewing all 34 articles
Browse latest View live

Madake Italian Network: la rivoluzione del bamboo made in Italy

$
0
0

Personalmente ho smesso di rimanere basito quando sento dire che “i materiali naturali non sono affidabili”, perché ho capito che c’è tutto l’interesse affinché questa credenza rimanga radicata. Un’architettura sostenibile, fatta con materiali naturali e locali, sarebbe uno scacco pesante all’attuale sistema delle costruzioni, fatto di cemento, cemento e ancora cemento, oltre che di massicce importazioni, con ricadute notevolianche sul PIL: che nessuno si azzardi a toccarlo, pena la scomunica dei grandi esperti inesperti.

{loadposition googlegrieco}

Però c’è chi, in mezzo a tutto ciò ha deciso di muoversi “in direzione ostinata e contraria”, perché crede davvero in una rivoluzione verde, in cui la sostenibilità non è solo slogan, ma chiave di volta di una rinascita culturale ed economica. Lui si chiama Thomas Allocca, e il suo progetto è ambiziosissimo: Madake Italian Network, una sfida e una scommessa fondata su un materiale eccezionale: il bambù gigante Phyllostachys Bambusoides, meglio noto in Giappone come Madake, una risorsa tra le più sostenibili in assoluto capace perfino di surclassare il legno, ma ad oggi incredibilmente sottovalutata in occidente.

La sfida è dunque creare una nuova imprenditoria ecosostenibile tutta italiana, fondata sulla cultura (e coltura) del bamboo.Come? Lo chiediamo direttamente a Thomas Allocca.

In che modo funziona il network, e come può fare un imprenditore per parteciparvi?
“L’idea della promozione di una filiera del Madake in Italia non è destinata ai soli imprenditori ma a chiunque abbia voglia di esserlo, dal semplice esperto che funge da consulente, al coltivatore che fornisce la materia prima, al produttore che trasforma, al venditore che crea il mercato. Non essendo un’organizzazione di fatto ma di principio, non volendo codificare e gestire gli interessi se non a ricaduta nazionale, il Network non prevede adesioni a pagamento, né quote sociali, né ogni altra forma di contributo, ogni aderente resta libero, con il solo impegno di mettere a disposizione del coordinamento sia i propri dati di ricerca e sperimentazione che le competenze e la materia prima per ogni attività che si andrà ad intraprendere nel nome di un mercato del bamboo made in Italy. Il Network dunque funge da coordinamento di liberi professionisti e imprenditori, cultori o semplici coltivatori, chiunque abbia un motivo e le competenze per entrare a far parte del network, registrare la propria disponibilità e attendere di essere coinvolti dalle attività di informazione scientifica e culturale a quelle di produzione. Neppure l’idea di un’associazione mi stava bene, perché era previsto un direttivo ed un presidente, e nella mia idea di “ricaduta nazionale” tutto deve essere sempre gestito con il placet di tutti o non se ne fa niente, e così non aveva senso neppure un direttivo di volontariato. Una sfida nella sfida, riuscire a dimostrare che più sono socializzate le scelte più è efficace lo scopo. Le disponibilità e gli aderenti al Madake Italian Network sono resi pubblici e gratuitamente su uno spazio web a mie spese. Nessuno ha pagato nulla, se non con la propria disponibilità. Ad oggi ho ottenuto la disponibilità potenziale di circa 20.000 mq di coltivazione di Madake su tutto il territorio nazionale, e la cosa interessante è che chiunque, anche con 100 mq, può già segnalarmi la sua disponibilità, e se ha intenzione di iniziare oggi, lo aiuteremo ad avere anche una sola pianta per cominciare. Con un regime di 1 canna ogni mq quando il boschetto è maturo, e già partendo dai 5 cm di spessore, bastano pochi conti per capire che 100 mq metterebbero a disposizione del Network almeno 100 canne l’anno, cioè non meno di 500 metri lineari di legno strutturale che in un bosco maturo diventano almeno il doppio. E questo solo per 100 mq, cioè ogni ettaro maturo (8–10 anni partendo da una piantina di 1 metro di altezza) produce non meno di 10mila canne con spessori strutturali dai 5 ai 10 cm per un totale non inferiore a 100 km lineari, e giunto a maturazione il regime è annuale”.

Madake-Italian-Network-b

{loadposition google1}

Come rispondi a chi ti dice “con questa fissa della sostenibilità torneremo all’età della pietra, il progresso non può essere sostenibile” e altre obiezioni classiche tratte dal Manuale del Nulla Può Cambiare?
“Il concetto di sostenibilità è un concetto nobile, pertanto chi lo negletta già dichiara la sua appartenenza ad una forma mentis chiusa, primitiva, autodistruttiva, non evolutiva. Non c’è nulla di sbagliato nel concetto di sostenibilità ma in come la modernità speculativa abbia tentato e tenti continuamente di abiurare ai suoi sani principi perché scomodi ai molti, fondati cioè sulla non–socializzazione dei danni dalle produzioni inquinanti, ovvero condannando ogni forma di dichiarato sviluppo come in realtà inviluppo se non garantisce sostenibilità a 360 gradi, dal trattamento della materia prima allo smaltimento finale del prodotto trasformato. Alla tua domanda dunque rispondo con un’altra domanda: chi formula tali accuse contro la sostenibilità, possiamo dire davvero abbia ben compreso il concetto? O meglio, possiamo fidarci di chi, avendone compreso bene il concetto, formula poi tali accuse? C’è chi arriva al fascino del bamboo per moda, chi per diletto, chi per scienza; io ci sono arrivato dopo dieci anni di giornalismo di sostenibilità dello sviluppo, di bioarchitettura e di ricerca sulle fonti rinnovabili, che non si dica che le mie affermazioni troppo ottimiste sulla sostenibilità siano di parte o con poca cognizione di causa. Lewis Mumford ha criticato la modernità e il troppo tecnicismo quando essa è a scapito dei principi fondanti della ricerca e dello sviluppo, cioè la ricaduta sociale e non personale dello sviluppo. Ebbene, quelli che accusano la sostenibilità come un danno apportato all’economia e allo sviluppo, sono quelli che come gli accusatori di Lewis Mumford, sono spaventati dal fatto che in un modo o nell’altro, per adeguarsi dovranno reinventare i propri processi produttivi, o aggiornare le proprie competenze, e non tutti sono disposti a tale nobile atteggiamento di vita, soprattutto quando comporta investimenti di capitali non previsti”.

Madake-Italian-Network-c

Altra obiezione: “ma il bamboo non è adatto ai climi e ai suoli italiani, è roba che va bene in Giappone, ma non qui da noi”. È davvero cosi?
“Esistono circa duemila tipi di bambù oggi scoperti e creati in laboratorio attraverso le impollinazioni incrociate, circa 1500 specie, un centinaio di generi, tre fondamentali sistemi riproduttivi, ambientazioni climatiche dall’alpino al tropicale, e per quanto riguarda in modo specifico il Phyllostachys Bambusoides le sue caratteristiche migliori sono riprodotte ovviamente nelle condizioni ambientali originarie, ancora incerte se cinesi o giapponesi, e a quali latitudini, ma dall’esperienza di Madake e dalle informazioni che ricevo da ogni continente, l’Italia è ben adatta a piantagioni di bambù di questa specie. Io tra l’altro sto sperimentando un sistema di coltura che mi sta già dimostrando caratteristiche di crescita e meccaniche superiori alla media, per cui non vedo come l’Italia possa essere da meno alla produzione giapponese”.

Quali sono i maggiori ostacoli che hai incontrato (e che incontri) per portare avantiil Madake Italian Network?
“Nessun ostacolo è insormontabile, io sono sempre ottimista, e ciò che mi ostacola lo aggiro se proprio non posso scavalcarlo, ma non mi fermo”.

Credi che ci sia davvero la volontà nelle istituzioni di questo paese di abbracciare la rivoluzione della sostenibilità?
“No, perché più di ogni altro sono le istituzioni ad avere le conoscenze delle migliori strategie ed i mezzi per poterle attuare, e il loro silenzio o immobilismo non sono altro che uno di quegli ostacoli che vanno aggirati. Muri insormontabili, ma evitabili. Giusto per darne un esempio, se andate alla Coldiretti del Lazio, e chiedete un prestito per fare impresa agricola con piantagioni di bamboo, vi risponderanno che nemmeno sanno cosa sia il bamboo, non è inventariato, dunque non finanziabile. La volontà dunque c’è, ma di pochi che non possono da soli, mentre la maggioranza è ancora legata a vecchi modi di ragionare, di concepire, di partorire idee e sprechi. Forse qualche speranza si intravede nelle amministrazioni del nord, dove politecnici come quello di Venezia e Torino stanno dimostrando che il bamboo è una reale alternativa soprattutto come materiale da costruzione e per l’industria del design, ma anche lì vedo ancora molta fatica soprattutto perché gli esempi che si usano sono quelli con bamboo tropicali dei generi Guadua e Dendrocalamus, innovativi per la cultura europea ma non proponibili. Se l’Italia ha un futuro nel bamboo è nel Madake, ed ecco perché, da esperto di bambù, punto sul Madake ed ho creato il Madake Italian Network, un gruppo di coltivatori ed esperti, senza competizione territoriale ma maggiore sarà la produzione complessiva nazionale maggiore sarà la possibilità per tutti di immettere il prodotto sul mercato e rendere più produttiva la filiera, partecipandovi cioè anche con produzioni minime o inferiori ad altre di chi ha potuto investire di più”.

Madake-Italian-Network-f

In sostanza, Thomas Allocca ci dice che più Madake ci sarà in giro più facilmente si venderà il proprio, e una volta attivata la filiera, si registrerà il marchio “Madake Italiano” che verrà assegnato alla produzione di ogni aderente, così da distinguerne la qualità da quello estero.

“Il Madake Italian Network ha dunque lo scopo di creare una nuova imprenditoria “verde” italiana, di alta qualità, competitiva a livello internazionale, basata su una delle risorse naturali più sostenibili al mondo, eppure ancora sottovalutate. Una rivoluzione senza armi né perdenti, fatta di soli vincitori, la rivoluzione del madake, l’inizio di una nuova era dell’economia italiana, l’Era del Bamboo made in Italy”.


Bambù e tecnologia: quando l’informatica incontra la natura

$
0
0

Come l’architettura, anche il design sembra dividersi tra due orientamenti: la sostenibilità degli oggetti di uso quotidiano e la pura ricerca di una forma accattivante. Se quest’ ultima linea di pensiero è seguita in parte per scelte legate al mercato, all’estetica o alla necessità di creare strumenti ergonomici che stilisticamente finiscono col ricordare le sinuose architetture di Zaha Hadid, oggi è diventato inevitabile per il mondo deldesign confrontarsi con le questioni legate all’impiego dei materiali e al loro riciclo.

{loadposition googlechirico}

LA CRISI ECONOMICA E L’AUMENTO DELLE VENDITE DI SMARTPHONE E PC

Da una rilevazione effettuata dalla GfK Retail and Technology, risulta che alla fine dello scorso anno il mercato dei prodotti tecnologici in Italia ha chiuso in negativo con una perdita di circa 10 punti percentuali, mentre si assiste ad un fenomeno completamente diverso nel settore della vendita di prodotti di telefonia e di informatica. Le vendite dei telefoni cellulari sono aumentate del 6%, mentre la spesa degli italiani per computer e periferiche è salita del 10%. Come spiegare questo trend?

Senza addentrarci troppo nelle ragioni sociologiche per le quali oggi tutti sentiamo il bisogno di rimanere connessi anche quando il lavoro non lo richiede, di possedere un oggetto che costituisce uno status symbol e circondarci di gingilli di ultima generazione, c’è da chiedersi se esiste la piena consapevolezza dell’impatto che queste scelte hanno sul nostro futuro.

Smartphone, tablet e pc non hanno solo un bell’ aspetto grazie a scocche colorate, griffate, personalizzabili, ma funzionano perché hanno un’ anima metallica fatta di rame, magnesio, alluminio e altri metalli impiegati per i circuiti interni, i cavi elettrici e ovviamente il rinforzo delle scocche stesse ( quando non sono esclusivamente di plastica e simili).

È facile capire quale impatto abbiano sull’ambiente questi materiali una volta passato di moda il telefonino di turno o quando il computer smette di funzionare.

L’USO DEL BAMBU’ COME MATERIALE PRINCIPALE PER TELEFONI E ACCESSORI

Ogni giorno quasi la metà della popolazione mondiale utilizza il bambù in una delle sue innumerevole forme per usi diversi: come cibo, materiale da costruzione, foraggio per animali, materiale per la lavorazione di utensili di ogni tipo, come fibra per i tessuti.

Considerato erroneamente dai più come un materiale povero e diffuso prevalentemente in Asia, il bambù sta scoprendo un largo impiego anche in Europa come sostituto del legno comune per la sua capacità di crescere molto velocemente rispetto agli alberi, per la sua resistenza, per la sua flessibilità (maggiore della plastica e di alcuni metalli). La risposta dei creativi non si è fatta attendere a lungo e, dall’Oriente all’ Occidente, una nuova generazione di prodotti sta invadendo il mercato dell’ informatica.

Si va dalla tastiera in bambù iZen, periferica bluetooth compatibile con pc, Mac e tablet, completamente biodegradabile e riciclabile perché fatta al 92% di bambù, alla custodia per computer Apple e ipad, un po’ costosa ma dalla linea essenziale, progettata da Justin Silva, designer della Silva Limited.

Design-bambu-tecnologia-b

Semplice e geniale è iBamboo, amplificatore per iphone che, come uno strumento musicale aborigeno, sfrutta la risonanza naturale del bambù per amplificare il suono prodotto dagli speaker del telefono, intensificando l’effetto stereo.

Resta invece ancora un prototipo lo smartphone completamente in bambù della Ad Zero, robustissimo e leggero la metà dell’Iphone, con componenti interamente riciclabili.Non solo per Iphone e quindi rivolti a tutti sono le periferiche rivestite in legno disponibili nella linea Natural Informatic: tastiere, mouse wireless, pendrive da 2 o 4 Gb, cuffie con microfono, auricolari e altoparlanti in cartone riciclato.

Design-bambu-tecnologia-c

Design-bambu-tecnologia-d

 

La sostenibilità inizia dal nostro quotidiano. Occorre quindi ridurre i consumi ed il nostro impatto sull’ ambiente magari rivolgendo le nostre scelte a dispositivi ecologici e riciclabili.

Micro-architettura in bambù: il progetto Bamboo Eco Dome

$
0
0

In Cina e Asia si mangia in germogli; è protagonista indiscusso nel design, usato per arredi, rivestimenti e giardini; è materiale che s’inforca in sella o sul naso! E’ il bambù, destinato ad un crescente utilizzo in vari settori per le sue caratteristiche di flessibilità, resistenza e diffusione (è presente in natura con più di 100 specie e 1400 varietà!).Bambù significa cibo, artigianato e architettura. In architettura è il materiale ecofriendly chestimola tecnici ed artisti nella ricerca di un linguaggio contemporaneo e di un utilizzo completo delle sue potenzialità.

{loadposition googlestellacci}

BAMBOO ECO DOME, L’ASSEMBLAGGIO DI MODULI RECICLABILI

Leggerissimo, resistente e ben proporzionato: è il prototipo di cupola geodetica in bambù partorita da Manuel Mauricio Cardenas Laverdel, chiamata Boo Tech – Bamboo Eco Dome. Il nome preannuncia il connubio tra natura e tecnologia; infatti è realizzata con stecche di bambù e giunti in acciaio/neoprene. Può sorreggere fino trenta volte il proprio peso, è chiusa in alcuni punti da vetri sagomati e moduli in tessuto traslucido. La copertura di triangoli permette l’inserimento di pannelli fotovoltaici, fissati opportunamente ai nodi.

LA MICROARCHITETTURA NOMADE

Il padiglione è pensato per la mostra/evento Interni Design, organizzata da Interni Magazine al Fuori Salone 2009; nel 2010, è giunto a Venezia per il Culture_Nature. Assemblato a secco, è caratterizzato da piramidi in lastre di bambù tenute a pressione dai giunti in acciaio e neoprene ad alta densità. Il risultato è una cupola geodetica dalle perfette e simmetriche proporzioni. Tra le varie location che hanno ospitato la micro–architettura, senza dubbio quella più spettacolare e raffinata è l’Università Statale di Milano, perché come sfondo c’è il loggiato della Corte del Filarete. Per non modificare in alcun modo le preesistenze, è stato poggiato su pavimentazione in terra pressata. Le proporzioni e la posizione della cupola rispecchiano l’architettura del loggiato, come a riprendere un dialogo mai interrotto tra Rinascimento e Architettura Contemporanea. I materiali e le tecniche sono diverse,ma uguali sono la cura e l’attenzione per il dettaglio dei progettisti, le proporzioni auree, i concetti di modulo, di necessità e di ordine. Nel 2010 è stato allestito per la Culture_Nature, evento collaterale della 12esima edizione della Biennale di Venezia, affiancato dal nuovo prototipo in bambù, il portale Think Green.

{youtube}0_L5tF7Wf9w{/youtube}

{loadposition googlestellacci}

18 MQ DI ELEGANZA E INGEGNO

Dagli schizzi di studio è possibile comprendere il sistema di assemblaggio, i dettagli costruttivi e i nodi piramide. Lo spazio espositivo è di 18 mq, per un’altezza massima di circa 4.00 m. L’area allestimento interna è planimetricamente un cerchio di diametro 6 m e presenta, al suo interno, una pedana con sedute realizzate in bambù e acciaio. A completare la micro–architettura e proteggerla dal sole e dalle piogge, vi sono lastre di vetro extra–chiare intervallate da elementi in tessuto. Le stecche in bambù sono fresate per una migliore adesione con il neoprene e, per il giunto di unione, il fissaggio è garantito da una resina usata nel settore navale.

padiglione-cupola-bambù-c

padiglione-cupola-bambù-d

SPERIMENTAZIONI CON IL BAMBU’

Capanne preassemblate, rivestimenti, recinzioni e pavimenti: il bambù rappresenta un materiale duttile, elegante e compatibile con altri artificiali. Le potenzialità e la forza materica del bambù, possono venir fuori soltanto grazie alla sperimentazione, alla ricerca e ad un utilizzo massiccio e alternativo ai tradizionali materiali edili.

Materiali green: il bambù per le costruzioni

$
0
0

Il bambù, prodigioso materiale green con un elevatissimo grado di leggerezza, resistenza e crescita dimensionale, è definito “legno dei poveri” in India, “amico della gente” in Cina e “fratello” in Vietnam, e trova oggi numerosi impieghi in diversi settori, dall’arredamento ai giocattoli, dal cibo alle finiture di componenti di computer . Molto diffuso in Asia, America Latina ed Africa, l’uso del bambù per la realizzazione di costruzioni è stato per un periodo dell’epoca moderna abbandonato per lasciar spazio a legno e cemento; recentemente si assiste ad una maggiore diffusione di questo materiale naturale, sia nei territori di cui è originario, sia nella parte occidentale del globo.

{loadposition googlefasciano}

La natura fibrosa dei suoi tessuti conferisce al bambù una straordinaria resistenza, maggiore sia in trazione che in compressione di quella del legno, maggiore in trazione di quella dell’acciaio, maggiore in compressione di quella del calcestruzzo.
Esistono oltre 1.300 varietà di questa pianta; essa cresce con grande rapidità, anche sino a 60cm al giorno, adattandosi a diverse condizioni atmosferiche. Il culmo viene tagliato e lavorato con grande facilità, generalmente all’età di 3 o 4 anni di vita della pianta.

La resistenza del bambù ad attacchi di funghi ed insetti può essere incrementata grazie alla scelta della specie più adatta, all’età della pianta ed ai successivi trattamenti per l’essicazione e per la protezione, attraverso l’immersione in acqua o sabbia, o l’essiccazione col fumo, tutti metodi interamente naturali.
Nella progettazione è fondamentale prestare attenzione agli elementi strutturali di fondazioni ed alla copertura, per i quali deve essere prevista la protezione da acqua e luce, consentendo alle strutture di ridurre il loro grado di deteriorabilità e di aumentare la resistenza nel tempo.

bambu-materiale-costruzioni-c

La sostenibilità del bambù come materiale da costruzione è presente in tutte le fasi del suo ciclo di vita: durante la coltivazione non vengono impiegati pesticidi o fertilizzanti; il suo uso permette la riduzione di emissioni di gas serra rispetto all’uso del cemento; la diffusione presso le popolazioni più povere consente la presenza di colture utilizzate a livello locale per la realizzazione di strutture per fronteggiare l’emergenza abitativa; il costo è pari a circa 1/3 delle costruzioni tradizionali.
Un aspetto negativo riguarda il trasporto: anche il bambù utilizzato in Europa e negli USA proviene dalle colture presenti in Cina, Vietnam, America Latina e India, rendendo l’impatto un po’ meno sostenibile!

{loadposition googlefasciano}

Architettura in bambù: architetti ed opere significative

$
0
0

Il bambù ha destato da sempre la curiosità di ingegneri ed architetti famosi che ne hanno studiato caratteristiche e proprietà nelle loro ricerche in campo strutturale, come avvenuto con Frei Otto e Buckminster Fuller. In Colombia interessanti edifici per residenze o per uffici pubblici sono realizzati in bambù da Oscar Hidalgo Lopez, Marcelo Villegas, Simon Velez. Quest’ultimo nel 2000 ha realizzato un padiglione gigantein bambù per l’Expo di Hannover, studiandone le caratteristiche fisiche, le applicazioni e mostrandone i maggiori vantaggi.

{loadposition googlefasciano}

caption: Iglesia sin religion di Simon Velez, Cartagena, Colombia.

Sempre in Colombia, Velez con questo portentoso materiale ha realizzato ponti, tetti di capannoni, stadi e centri commerciali. Egli definisce “il bambù come l’acciaio della natura. Qualunque ingegnere può utilizzare il bambù come l’acciaio, è davvero un materiale formidabile”.

caption: Ponti realizzati in bambù, architetto Simon Velez.

Negli Stati Uniti Darrel DeBoer ha realizzato edifici universitari in bambù. Qui sono nate circa 50 abitazioni interamente in questo materiale, tutte con un costo inferiore ai 250.000 dollari, e si guarda all’Europa con mire espansionistiche per questo mercato.

Nelle Hawaii numerosi abitazioni ed edifici governativi sono realizzati grazie all’impiego di questa pianta: la grande flessibilità del bambù consente anche di utilizzarlo per fronteggiare i terremoti molto frequenti grazie all’uso nelle strutture portanti.

Linda Garland, la “regina del bambù”, gestisce la Bamboo Foundation, promuovendo la diffusione dell’uso del materiale in tutto il mondo, esplicandone i vantaggi legati all’impiego dello stesso per far fronte a catastrofi naturali o situazioni di emergenza.

In Colombia, Costa Rica e Perù il bambù è stato usato per realizzare interi quartieri di case popolari. In Ecuador, Jorge Moran lavora sviluppando un sistema costruttivo in bambù per la progettazione di abitazioni a basso costo da realizzare in autocostruzione.

Shigeru Ban utilizza bambù e tubi di cartone per le sue costruzioni, sia residenze per da realizzare per situazioni di emergenza, sia grandi edifici e tensostrutture con materiali non convenzionali.

bambu-architetti-opere-g

bambu-architetti-opere-h

caption:Japan Pavillon di Shigeru Ban, Expo 2000 Hannover, Germany, 2000.

Bambù: il materiale versatile, si presta anche alla protezione del suolo

$
0
0

Materiale molto versatile ed in grado di prestarsi a molteplici varietà d’impiego, il bambù polarizza l’attenzione dei designer e degli investitori sia nel campo dell’arredamento che dell’edilizia, per le sue caratteristiche e per la sua lavorabilità. Questo materiale, leggero e durevole, è un legno cavo in cui coesistono proprietà di resistenza e flessibilità, ben declinate con leggerezza e sostenibilità, e un’azione di protezione del suolo. La grande velocità di diffusione e di crescita della pianta rende il bambù molto appetibile, date le numerose varietà dello stesso, in grado di adattarsi a differenti zone climatiche.

Guarda degli esempi di architettura in bambù

{loadposition googlefasciano}

Diffuso prevalentemente in Asia, il bambù ha iniziato ad essere impiegato anche in Europa, sia come coltivazione, che come materiale green per l’architettura ed il design.

bambu-protezione-suolo-b

Numerosi aspetti positivi riguardano la crescita delle piante di bambù: esse possono raggiungere altezze notevoli rendendo possibile in tal modo la produzione di una quantità di biomassa nettamente superiore rispetto a molti boschi, sia per gli aspetti inerenti la produzione di materia prima per l’architettura sostenibile, sia per riequilibrare la presenza di carbonio nell’ambiente, funzionando come vero e proprio accumulatore di carbonio, contro i fenomeni del riscaldamento globale e le piogge acide che causano una presenza eccessiva nell’atmosfera di biossido di carbonio.

L’azione di protezione svolta dal bambù è declinata anche attraverso la protezione del suolo, per prevenire e contenere i rischi di possibili danni idrogeologici.

Thomas Allocca, designer e giornalista, ha dato vita ad un interessante progetto relativo ad una specie di bambù gigante, noto in Giappone come Madake, per promuovere, coinvolgere e coordinare liberi professionisti, coltivatori ed imprenditori interessati ai possibili impieghi di questa pianta, per favorire la diffusione di una cultura teorica e di una sapienza pratica, per riconoscere e diffondere il bambù come reale alternativa sostenibile, per creare una reale economia verde che rispetti gli obiettivi del Rapporto Bruntland, della Convenzione di Rio, del Protocollo di Kyoto e di altri documenti più recenti.

“Ebbene, proprio riguardo le alluvioni, e alla luce degli ultimi disastri italiani tra cui in ultimo quello in Maremma, mi chiedo quanto ancora si dovrà perdere prima di capire che la Natura non si batte, si deve solo assecondare, e che senza alberi non c’è acqua che tenga. In nome del mattone si spazza via ogni macchia, si spiana, si cementifica, si chiude, si sigilla…” Thomas Allocca

bambu-protezione-suolo-c

Cercando di rendere attuale e concreta la sua proposta, Thomas Allocca si pone come ponte tra il mondo della produzione della materia prima e quello dell’imprenditoria, proponendo di fornire egli stesso tutte le informazioni e materialmente le piante da coltivare:

“Per il resto, lancio una proposta: perchè non si pianta bamboo gigante come alternativa più efficace e veloce degli alberi al contenimento delle terre a rischio dilavamento? C’è qualche pubblico amministratore o privato che sarebbe disposto a fare un progetto pilota e dimostrare che basta davvero poco per cambiare il mondo in meglio? I bamboo li dono io. Solo per citare una delle tante specie utilizzate in Asia proprio per contenere i terreni a rischio dilavamento, il Bambusa Oldhamii, ogni anno un ettaro di piantagione con circa 250–300 piante, è in grado di arricchire il suolo con 5–6 tonnellate solo di biomassa caduca, e radici fino a tre metri di profondità. In appena 4–6 anni una pianta di 1 metro sviluppa nuove canne anche fino a 20 metri di altezza e 10 cm di diametro. Ma la cosa più interessante è che si tratta di una specie non invasiva a sviluppo dei rizomi in modo pachimorfo, ovvero cespuglioso.”

MADAKE ITALIAN NETWORK

Madake Italian Network è un sistema di progetti che intende mettere insieme le numerose iniziative incentrate sull’uso e la promozione del bambù nel territorio nazionale, e che mira alla realizzazione di bambuseti (da legno, da germogli, da foglie, da polpa) sia per la produzione di strutture, oggetti e mobili, sia per la salvaguardia ed il contenimento di fenomeni idrogeologici che comporterebbero rischi di frane, allagamento, alluvioni ed erosione del suolo.

I progetti, sostenuti e promossi da Thomas Allocca della WoodenArchitecture, ci possono aiutare a conoscere meglio le potenzialità ed i mille usi a cui questa pianta si presta in maniera magistrale.

Leggi un altro articolo sul Madake Italian Network

PROGETTO MADAKE

Il progetto MADAKE intende favorire un’interessante operazione di imprenditorialità a livello nazionale, in grado di sostenere le diverse fasi di ciclo di vita del prodotto, dalla coltivazione della materia prima, alla raccolta e lavorazione del materiale, alla trasformazione in semilavorato e in lavorato, fino alla produzione dell’oggetto finito.

Tra i principali obiettivi, di rilievo sono:

  • l’abbattimento dei costi per la produzione e l’importazione di materie prime per l’architettura e l’arredamento: oltre l’80% delle sostanze utilizzate in tale industria sono acquistate ed importate dall’estero, favorendo così miglioramenti legati agli aspetti economici, con una minore spesa e con maggiori ricavi;
  • la garanzia di una maggiore sostenibilità ambientale, grazie ad interventi di piantumazione del bambù che garantiscono una maggiore quantità di biomassa rispetto alle foreste d’albero, per unità di superficie, che si tradurrebbe in un abbattimento dell’inquinamento dovuto al Riscaldamento Globale da gas serra.

Chiunque può aderire a questo progetto in maniera completamente gratuita mettendo a disposizione anche 100mq di bambuseto, e non appena sarà avviata la produzione della materia prima verranno create le condizioni atte a garantire e coprire ogni fase del ciclo di produzione e realizzazione.

bambu-protezione-suolo-e

PROGETTO DULCIS IN FUNDO

Il progetto DULCIS in fundo parte dalla consapevolezza della vastità di campi agricoli abbandonati, in Italia quasi 2 milioni di ettari, e recuperarli grazie alla coltura agricola del bambù, in particolare orientata alla coltivazione di specie gigante per la produzione di alcuni turioni alimentari.

Obiettivo del progetto è la registrazione di un marchio italiano, che consenta la realizzazione di una rete di produttori che possano essere seguiti ed orientati opportunamente per la produzione e la vendita di turioni alimentari.

bambu-protezione-suolo-f

PROGETTO CHISHIMA

Il progetto Chishima intende orientare la produzione di bambù per la realizzazione di biomasse per il settore farmaceutico, grazie alla presenza di determinate sostanze con proprietà antiossidanti ed antitumorali presenti in alcune specie.

Un territorio favorevole alla coltivazione di queste piante potrebbe essere nella zona del Trentino Alto Adige, o in aree montane in cui per le condizioni geografiche e climatiche non è possibile altra coltivazione se non quella di conifere, e che sarebbero tuttavia adatte per la piantumazione di specie di bambù in grado di resistere anche a –25°C.

Alla base di questa rete di progetti, vi è l’obiettivo di rendere l’architettura come uno strumento di armonia universale, in grado di mediare e rendere organico il rapporto ed il dialogo tra l’Uomo e la Natura.

{loadposition googlefasciano}

La resistenza e la versatilità del bambù per un centro educativo per bambini

$
0
0

Il Soneva Kiri Resort si trova a Koh Kut, un’isola della Thailandia situata nell’arcipelago al confine con la Cambogia. È stato realizzato nel 2009 dallo studio 24H Architecture di Rotterdam, con l’intento di dar vita ad una composizione di icone ecologiche dal design suggestivo: tra queste la struttura più interessante è il centro educativo per bambini. Adagiato su un pendio boscoso che si affaccia sul mare, il sistema strutturale del centro educativo esalta la grande versatilità e malleabilità del bambù.

Architettura in Bambù: il bar che sembra una foresta

{loadposition google1}

Lunghezza, flessibilità e resistenza delle canne di bambù hanno consentito di dar vita ad un organismo edilizio scultoreo, una forma simile ad una manta gigante, pesce cartilagineo che vive nei mari caldi dell’Oceano Indiano e del Pacifico.

centro-educativo-bambu-b

centro-educativo-bambu-c

La copertura del centro educativo, con sbalzi che raggiungono gli 8 metri, funge da protezione all’eccessivo irraggiamento e alle piogge intense. Tre colonne di ancoraggio composte da fasci di canne sostengono il tutto e sono fissate a tre plinti di base in calcestruzzo armato.

centro-educativo-bambu-d

centro-educativo-bambu-e

Tramite una rampa e poi una scala entrambe in legno, si accede ai locali che, grazie alla loro permeabilità al passaggio di aria e luce naturale, facilitano il risparmio energetico.

centro-educativo-bambu-f

Gli interni sono in rattan, pianta rampicante diffusa in Thailandia e in tutto il sud–est asiatico, il cui fusto viene opportunamente scortecciato e modellato per creare intrecci decorativi e strutture resistenti.

Dal punto di vista compositivo l’ambiente è un open–space che si articola in spazi fluidi, sinuosi dalle tonalità calde: un cine–auditorium per filmati e giochi, una biblioteca, un’aula artistica, una sala della moda, una stanza per la musica e un grande cesto sospeso pieno di cuscini colorati, come luogo di riposo.

centro-educativo-bambu-g

centro-educativo-bambu-h

Curioso lo scivolo attraverso il quale si può raggiungere giocosamente l’esterno. Altre icone del resort offrono un blocco servizi e una cucina, ove i bambini, con l’aiuto di un cuoco, possono apprendere semplici elementi sulla preparazione dei cibi e conoscerne la loro provenienza; viene messo a loro disposizione anche un piccolo orto dove possono imparare a raccogliere le verdure.

centro-educativo-bambu-i

Per il suo carattere quasi spaziale ma nello stesso tempo fiabesco e organico il centro educativo esercita un grande fascino nei bambini, ai quali viene offerta la possibilità di apprendere, col gioco e la creatività, utili elementi di ecologia e rispetto dell’ambiente.

Il bambù in Vietnam: i progetti di Vo Trong Nghia

$
0
0

Il bambù è l’acciaio verde del XXI secolo”. Ne è convinto l’autore del padiglione vietnamita dell’Expo 2015, l’architetto Vo Trong Nghia, fra i maggiori sostenitori al mondo dell’architettura in bambù. “Mi auguro che gli architetti comprendano l’incredibile potenziale di questo materiale e lo impieghino sempre più diffusamente nelle loro costruzioni”, prosegue. Alcuni architetti sono affascinati dalla bellezza del bambù, altri ne apprezzano lepotenzialità espressive, altri ancora si avvalgono delle sue doti strutturali.

Vo Trong Nghia: le abitazioni vietnamite dal tetto verde contro le alluvioni

{loadposition googlebrunetti}

Si tratta di un materiale naturale, dalla crescita veloce e abbondantein Vietnam, dove lasingola canna costa meno di un dollaro. Qui, il bambù è tradizionalmente utilizzato nella produzione artigianale di cestini, vasellame e arredamento. Quando impiegato come materiale da costruzione, esso si presta ad essere utilizzato per la realizzazione di grandi open space (bar, caffè, resorts immersi nella natura) o padiglioni (l’esperienza di Shangai 2010 ha ispirato quella prossima di Milano 2015). Inoltre il materiale è perfetto per tipi di climi, come quello vietnamita, poco ventosi.

caption:Padiglione Vietnamita per Expo 2015 di Vo Trong Nghia

La caratteristica più importante del bambù è la facilità di curvatura, che permette di attribuire alle strutture forme uniche e ricercate. Con trattamenti appropriati – immersione nel fango e affumicamento – il bambù può raggiungere la stessa durabilità del legno tradizionale.

Nghia ha realizzato numerosi progetti nella sua terra natia: da bar, caffè e ristoranti dove il bambù dà forma a fascinosi archi e cupole strutturali, fino a proposte concrete per risolvere il problema della crisi delle abitazioni, con lo sviluppo di progetti per case economiche rivestite con telai in bambù.

Wind and Water Bar

Wind and Water Bar è una struttura sospesa sull’acqua, alta 10 metri, con una cupola a forma di pseudo–cipolla costituita da 48 canne prefabbricate in bambù e rivestite in paglia.

caption:Il Wine and Water Cafè

Kontum Indochine cafe

Kontum Indochine Cafe è un bar dalla particolare struttura a tromba, ottenuta con colonne prefabbricate in canne di bambù tenute insieme da chiodi in rattan, assecondando una certa moda low–tech tutta contemporanea che privilegia i materiali poveri della tradizione costruttiva.

bambu-vietnam-progetti-e

caption:Il Kontum Indochine cafe

Il fissaggio con chiodi d’acciaio è stato evitato perché il peso puntuale della singola chiodatura avrebbe potuto causare il piegamento della canna. Il materiale è stato preventivamente imbevuto di fango e intriso di fumo, secondo la tradizione locale che adotta questa particolare lavorazione per preservare il legno eliminandone i parassiti.

Housing low–cost

La proposta per l’housing low–cost impiega il bambù come materiale da rivestimento, piuttosto che come materiale strutturale. Filari di canne sono disposti come lamelle tra i pannelli murari, fatti di policarbonato traslucente. In quest’ultimo caso il bambù è stato scelto per la sua economicità, la sua leggerezza e la sua facilità di manutenzione.

bambu-vietnam-progetti-f

La maggiore difficoltà che il bambù incontra nel diffondersi come materiale dell’architettura risiede nella pressoché totale assenza di imprenditori coraggiosi, pronti ad investire su un materiale di fatto poco conosciuto. Inoltre, l’esiguo numero di maestranze che abbiano adeguate conoscenze in fatto di costruzioni in bambù, ci porta a ritenere fondamentale l’educazione e la formazione dei lavoratori in questo campo. Ciò che conta davvero, in ogni caso, è che le sperimentazioni su questo materiale dalle infinite potenzialità costruttive, non si fermino qui.


Il modulo in bambù che supera le calamità

$
0
0

Lo studio di progettazione vietnamita H & P Architects ha realizzato un prototipo di casa in bambù ideato per resistere ad inondazioni grazie al fatto di potersi elevare sino a tre metri dal suolo.

In Vietnam, i fenomeni naturali sono gravi e molteplici: tempeste, inondazioni, frane, siccità, ecc. I danni ogni anno sono notevoli rispetto alla scala mondiale: sono centinaia le persone che muoiono a causa di queste calamità e vaste le aree distrutte dai fenomeni.

CALAMITÀ NATURALI: LA CASA ANFIBIA CHE GALLEGGIA IN CASO DI ALLUVIONE

{loadposition googlemartellotta}

Una soluzione per mitigare i danni per milioni di persone può essere la Blooming Bamboo House: il modulo base in bambù è realizzato con elementi di diametro 8-10 cm e 4-5 cm e 3,3 e 6,6 metri di lunghezza, ogni casa è assemblata semplicemente con bulloni. Questa architettura compatta è abbastanza resistente da sopportare fenomeni come alta marea fino a 1,5 m.

bambu-calamita-vietnam-b

bambu-calamita-vietnam-c

 

bambu-calamita-vietnam-d

LA BLOOMING BAMBOO HOUSE VISTA DA VICINO

Attualmente, H & P Architects sta sperimentando il modello che resista all’alta marea. Lo spazio può essere versatile e polifunzionale: Casa, Ufficio, Ambulatorio e il Centro comunitario, e può essere diffuso, se necessario, su larga scala.

I progettisti hanno utilizzato una struttura in canne di bambù poste a realizzare delle sorta di cannicci per costruire le pareti, i pavimenti e il tetto, oltre ad altri materiali naturali come la fibra di legno e le foglie di cocco.

La casa può garantire comfort agli abitanti nelle condizioni più avverse e il gruppo di architetti che l'ha progettata stima che il sistema costruttivo e i suoi materiali contribuiranno allo sviluppo ecologico oltre che alla consolidamento dell’economia locale.

Elevata su palafitte, la casa è accessibile tramite scale in legno che conducono a piccoli ponti lungo il perimetro. L'area inferiore può essere utilizzata per tenere piante e animali, ma consentirebbe all'acqua di passare attraverso la struttura che la regge nel caso di inondazione. Le pareti piegano verso l'esterno per favorire la ventilazione l'edificio e, a seconda delle condizioni meteo, la struttura del tetto può essere tenuta aperta o completamente chiusa. Zona giorno e zona notte occupano il piano principale e le scale conducono a spazi sottotetto che possono essere utilizzati per lo studio o la preghiera.

Gli elementi sospesi di bambù, all’esterno, possono essere riempiti con piante per creare un giardino verticale sulla facciata. Di notte, l'illuminazione interna passa attraverso le fessure nelle pareti per mostrare il bagliore dell'edificio verso l’esterno.

bambu-calamita-vietnam-e

La struttura base risulta adatta per soddisfare diversi climi e adattarsi alle più disparate condizioni locali.

Si può costruire la casa, da soli, in 25 giorni. Inoltre, possono essere prodotti in serie con moduli base diverse varianti; il costo totale del modulo base (abitativo) è soltanto 2.500 dollari.

bambu-calamita-vietnam-f

L’immobile è dotato di riscaldamento e di sistema controllato per i consumi in modo da poter essere utile a contribuire in maniera incisiva allo fattore della compatibilità ecologica e al risparmio in termini economici.

Ci si augura che queste costruzioni pongano le condizioni per innescare una sorta di auto-controllo delle emergenze.

Convento House, la residenza in bamboo nel cuore della foresta pluviale

$
0
0

"Convento House" è una residenza ecosostenibile costruita nel cuore della foresta pluviale nei pressi di Chone, in Ecuador. A disegnarla è stato l'architetto ecuadoregno Enrique Mora Alvarado, il cui progetto ha previsto l'utilizzo esclusivo di materiali bio facilmente reperibili sul posto. Tra questi varie declinazioni di legname e soprattutto il bamboo, l'elemento cardine dell'intero edificio.

MEDITARE NEL BOSCO: L'EDIFICIIO COSTRUITO NEL CUORE DELLA FORESTA

{loadposition googledalmonte}

Seppur messa a repentaglio dalla sempre più impattante presenza umana, la Foresta Amazzonica è l’ultimo grande “polmone verde” del pianeta, la cui deforestazione è stata denunciata anche da un video shock. Estesa tra Brasile, Colombia, Perù, Venezuela, Bolivia e Ecuador, questa vasta distesa di oltre 7 milioni di kmq di superficie garantisce un approvvigionamento costante non solo di ossigeno, ma anche di legname ed altri materiali particolarmente affini all’architettura ecosostenibile.

Da questa premessa muove un interessante progetto di edilizia residenziale inaugurato di recente in Ecuador, a Convento, nei pressi di Chone. L’edificio in questione è la “Convento House”, residenza di 125 mq disegnata dall’architetto ecuadoregno Enrique Mora Alvarado in un’area rurale punteggiata di montagne, lambita da un torrente, circondata da un’impenetrabile distesa di foresta pluviale. Eccezion fatta per le fondazioni in cemento, l’intera struttura portante è stata realizzata in bambù, un materiale delle enormi potenzialità elastiche, oltre che facilmente reperibile in loco a costi molto contenuti.

convento-house-bamboo-b

convento-house-bamboo-g

PERCHè IL BAMBOO 

La scelta del bamboo è stata dettata da una serie di fattori: dalla volontà di integrare nel miglior modo possibile l’edificio nel contesto circostante, alle difficoltà che sarebbero sopraggiunte nel far pervenire materiali dall’esterno in un luogo servito a malapena da qualche strada comunque impraticabile per buona parte della stagione delle piogge. Grande attenzione, inoltre, è stata prestata all’aspetto economico, un requisito imprescindibile per un progetto il cui budget complessivo ammontava a $ 15.000.

convento-house-bamboo-c

convento-house-bamboo-h

A comporre la struttura sono più di 900 canne di bamboo di diametro differente, oltre ad 8 tronchi di alloro e a tamponamenti in legno di vario spessore. In fase di progettazione, tecniche tradizionali e accorgimenti architettonici tipici di quest’area dell’Ecuador sono stati integrati dalle ultime considerazioni in fatto di sostenibilità, così da stabilire un dialogo tra architettura vernacolare e contemporanea.

IL PROGETTO DELLA CONVENTO HOUSE

Il risultato è stato un fabbricato distribuito su un unico livello sopraelevato dalla quota del terreno, così da favorire la circolazione dell’aria al di sotto del solaio e scongiurare il rischio allagamenti durante la stagione umida. In pianta la residenza è suddivisa tra un’ampia zona giorno, che incorpora la funzioni di sala e cucina, e una zona notte dotata di tre camere da letto disposte su due lati e una terrazza d’angolo. A separare le due aree è uno spazio prettamente sociale, completamente aperto, permeabile nei confronti dell’ambiente circostante che “penetra” all’interno sotto forma di rigogliosi giardini pensili. In questa specie di atrio di ingresso si trovano anche alcune amache, elementi caratteristici della vita quotidiana ai tropici.

convento-house-bamboo-d

Dal punto di vista tecnologico non mancano gli aspetti interessanti. Le colonne sono state ottenute accorpando più canne di bamboo l’una con l’altra, mentre il solaio di copertura presenta un duplice rivestimento in lamiera zincata all’esterno e in stuoie di bamboo di piccolo diametro all’intradosso. I tamponamenti esterni constano di tasselli di legno accostati con distanza variabile a seconda del grado di permeabilità di ciascun ambiente, mentre porte e finestre sono quasi totalmente apribili per favorire l’interazione con l’esterno.

convento-house-bamboo-e

LA FUNZIONE DIDATTICA DEL CANTIERE

In fase di cantiere, le difficoltà logistiche intrinseche al sito e la mentalità degli abitanti non hanno rappresentato degli ostacoli, bensì degli spunti tesi al raggiungimento di un risultato migliore. In tal senso l’abilità dell’architetto, un ruolo quasi totalmente sconosciuto agli occhi degli abitanti di un villaggio dove la maggior parte delle case è stata costruita dagli stessi proprietari, è stata di aprirsi nei confronti della cultura progettuale endemica, assorbendola e ristrutturandola secondo regole chiare e precise. Per questo la “Convento House” ha rappresentato un’esperienza didattica, formativa per tutte le componenti, nonché un progetto pilota potenzialmente replicabile a costi contenuti in tanti altri villaggi analoghi.

convento-house-bamboo-f

Il bambù, decima musa ispiratrice della poetica architettonica

$
0
0

Il bambù, sin dai tempi di Confucio, oltre ad essere considerato “l’acciaio vegetale”, continua ad essere la musa ispiratrice di architetti di tutto il mondo nella concezione di geometrie leggere, resistenti e deliziosamente insolite. Vi proponiamo alcuni esempi internazionali - dai pionieri della sperimentazione di materiali non convenzionali agli innovatori contemporanei - dove le mirabolanti proprietà fisico meccaniche della graminacea, sono state riscontrate nelle forme da critici raffinati e da appassionati di architettura.

LE CARATTERISTICHE DEL BAMBÙ PER LE COSTRUZIONI

{loadposition googlebarbaro}

Le mirabolanti proprietà del bambù

Seguendo il ragionamento dell’architetto statunitense J.E. Gordon - pubblicato nel suo libro The Science of  Structures and Materials - possiamo comprendere le ragioni per le quali il bambù è stato definito come “l’acciaio vegetale”. Per quantificare l’efficienza a compressione, quindi per comparare tra di loro diversi tipi di materiali da costruzione, Gordon ci suggerisce di usare un coefficiente, ottenuto manipolando algebricamente la formula di Eulero per il calcolo del carico “P” di punta (di elementi strutturali snelli). In altri termini, nella valutazione di un materiale, oltre alle caratteristiche estetiche, è cruciale il rapporto tra densità “ρ” e la radice quadrata del modulo di elasticità “E”. In ultima analisi, ci basterà usare la formula semplificata: √E / ρ.

Dalla seguente tabella comparativa delle resistenze meccaniche a compressione si evince che il bambù consente di realizzare strutture eccezionalmente leggere, ovvero minimizzando la quantità di materiale a parità di resistenza meccanica rispetto ai materiali convenzionali come: l’abete rosso, l’alluminio, il Kevlar e l’acciaio. Tale criterio progettuale risulta estremamente sostenibile, ovvero diametralmente opposto a quello, da tempo consolidato, di sovradimensionare le strutture aggiungendo molto materiale rispetto al quale poi vengono anche computate le parcelle dei progettisti! Ritornando al nocciolo della questione, possiamo tranquillamente affermare che la resistenza agli sforzi dipende dalla struttura intrinseca, interatomica, del materiale e dunque non solo dalla geometria della sezione resistente (o momento d’inerzia). Con l’analisi fotoelastica di modelli trasparenti, bidimensionali o tridimensionali, di sezioni strutturali soggette a carichi statici in zone ben definite, è possibile distinguere le aree che non lavorano, o scariche, che non inficerebbero la stabilità della struttura se venissero eliminate.

bambu-musa-b

La notevole resistenza del bambù, aggiunta al suo facile ed economico reperimento, spiegano il perché durante le due grandi guerre mondiali, ovvero in tempi di autarchia, in Giappone si costruirono aerei ultraleggeri in maglie reticolari in canne di bambù e pannelli in legno. I primi pannelli in multistrato di bambù, invece, si costruirono a partire dagli anni '40 in Cina, uno dei maggiori coltivatori di questa graminacea. Pur essendo quest’ultima un’erba e non un albero contiene un’elevata quantità di lignina, pari al 25% della sostanza secca, ricordiamo che il legno da costruzione ne contiene il 28% .

Richard Buckminster Fuller 

bambu-musa-c

L’architetto statunitense Richard Buckminster Fuller (Massachusetts: 1895-1983) focalizzò i sui esperimenti sul bambù in quanto, essendo una risorsa rapidamente rinnovabile ed economica, lo riteneva la migliore alternativa sostenibile, quindi un materiale da costruzione ideale al quale ispirarsi per progettare massimizzando il rapporto tra resistenza e massa. Per tali motivi, Fuller è ancora oggi considerato un visionario e pioniere della sperimentazione di strutture leggere tese al raggiungimento della perfezione sviluppata da Madre Natura mediante il processo di selezione. Profondamente consapevole delle risorse limitate del nostro Pianeta, egli dedicò gran parte della sua carriera ad inventare abitazioni sostenibili universali. Ideò una cupola geodetica per risolvere la crisi degli alloggi del dopoguerra influenzando molti strutturisti dell’epoca ma anche odierni. Egli stesso sperimentò, assieme alla sua famiglia, il comfort della geodetic dome a Carbondale vivendoci per diversi lustri. Dal disegno e dalle foto, qui pubblicate, possiamo farci un’idea di quanto fosse avanguardistico il suo progetto a quei tempi.

Grazie al restauro messo a punto dal gruppo RBF Dome NFP, la casa di Fuller esiste ancora oggi, registrata come monumento storico nazionale è quindi aperta al pubblico per essere studiata. Nel 1986, la concezione tecnologica di Fuller influenzò il brevetto industriale della American Ingenuity di Rockledge, conseguito in Florida per la costruzione di una cupola geodetica in cemento armato, caratterizzata dalla particolarità di essere sostenuta da pannelli triangolari laminati in EPS e rivestita internamente con cartongesso. Il brevetto sostanzialmente riguardava un sistema di prefabbricazione completo di un kit per l’autocostruzione semplice, veloce e relativamente economica, da parte dell’utente della propria casa geodetica.

{youtube}wltL_qdj3-s {/youtube}

Frei Paul Otto 

bambu-musa-d

L’architetto e ingegnere strutturista tedesco Frei Paul Otto (Chemnitz: 1925) dopo la seconda guerra mondiale -durante la quale prestò servizio come pilota di caccia della Luftwaffe- riprese i suoi studi universitari e trascorse qualche tempo negli Stati Uniti, dove lavorò come docente entrando in contatto con i padri dell’architettura moderna come: Frank Lloyd Wright, Mies van der Rohe e Buckminster Fuller. Nel 1964 fondò l'Istituto per le strutture leggere (IL) presso l'Università di Stoccarda, dove iniziò ad analizzare le proprietà del bambù. La sua ricerca culminò con la pubblicazione, nel 1985, del libro IL 31 Bamboo. Grazie alla progettazione della straordinaria tensostruttura del parco inaugurato nel 1972 a Monaco di Baviera per i Giochi olimpici estivi il tecnologo si è guadagnato l'attenzione internazionale. Come possiamo osservare nelle foto, la copertura è una maglia di cavi, previamente messi in tensione, avente un interasse di 75 cm, in entrambe le direzioni e angoli d’intersezione variabili per seguire le curvature.

Arata Isozaki 

bambu-musa-e

L’architetto giapponese Arata Isozaki (Oita: 1931) fu allievo del connazionale Kenzo Tange e nel 1986 vinse la medaglia d'oro al RIBA (Royal Institute of British Architects) Award. Nel 2005 a Milano inaugurò, insieme al suo socio Andrea Maffei, lo studio Arata Isozaki & Andrea Maffei Associati srl. Il suo miglior esempio di architettura ispirata al bambù è l'ingresso del Museo Nazionale d'Arte di Osaka, in Giappone, uno dei pochi che si trova completamente interrato e addirittura con alcuni piani al di sotto del livello dell’acqua. In fatti, il museo è situato a Nakanoshima, un’isola tra il fiume Dojima e il Tosabori a cinque minuti dal centro di Osaka. Lo studio Isozaki, ispirandosi alla forza vitale delle canne di bambù dei meravigliosi boschetti naturali trasformati in luoghi pubblici, grazie alla scultura nata dalla mano dell’italo-argentino Cesar Pelli, ha risolto in modo magistrale la necessità di richiamare l’attenzione dei visitatori sull’unica parte dell’edificio fuori terra, situata in un’area urbana definita e sovrastata da una cortina di edifici alti dai venti piani in su. La scultura è anche un marchingegno sofisticato in grado di portare luce ed aria fresca nei tre piani sotterranei. Sin da quando è stato inaugurato, nel 2004, il museo è diventato un’icona della città grazie all’originale, quanto inconfondibile, hall vetrata caratterizzata da un ardito intreccio di tubi in acciaio inossidabile, che raggiungono il picco massimo di 52 metri.

Renzo Piano

bambu-musa-f

L’architetto Renzo Piano (Genova: 1937) figlio di una famiglia di costruttori, si formò al Politecnico di Milano. La sua recente onorificenza di senatore a vita, come riconoscimento dello Stato per il suo operato di progettista internazionale, ci permette di affermare senza dubbi che è uno dei massimi esponenti dell’architettura italiana contemporanea. Grazie ai suoi tre studi a: Genova, Parigi e New York è dunque un’importante esempio soprattutto per i giovani architetti di tutto il mondo. Ricordiamo lo studio di un nodo per unire otto canne di bambù, il quale probabilmente gli servì per mettere a punto il disegno di travi strutturali da utilizzare nei suoi progetti come ad esempio il Centro nazionale di arte e cultura Georges Pompidou Beaubourg inaugurato nel 1977 a Parigi, l’opera che lo ha lanciato sul palcoscenico internazionale grazie alla co-progettazione con l’architetto inglese Richard Rogers. Forse, tra i numerosi esempi d’ispirazione alla leggerezza del bambù, quello migliore è il Centro culturale Tjibaou, realizzato nel 1998 a Nuova Caledonia un’isola del Pacifico. Il centro culturale si articola in tre villaggi per un totale di dieci "capanne" allineate e affacciate sulla baia. Tutte sono realizzate con centine e listelli in legno assemblati in modo da evocare gli intrecci delle fibre vegetali che caratterizzano le costruzioni locali, ma hanno dimensioni diverse.  La struttura curva del guscio traforato è realizzata in doghe di iroko, le quali, al passaggio del vento, emettono un fruscio simile a quello che si ascolta passeggiando nei boschetti di bambù.

John McAslan & Partners

bambu-musa-g

L’architetto scozzese John McAslan (Glasgow: 1954) si formò all'Università di Edimburgo, dove conseguì un Master in Architettura nel 1977. Negli USA, lavorò nello studio Cambridge Seven Associates e successivamente in quello di Richard Rogers & Partners. Sin da quando ha fondato, nella seconda metà degli anni ‘90, il proprio studio, John McAslan + Partners, ha ricevuto la bellezza di 75 premi internazionali di design. Tra questi, egli annovera 15 riconoscimenti solo dal RIBA, sia per progetti nazionali che internazionali. L’opera che più ricorda la vitalità delle sinuose canne di bambù è la copertura mozzafiato dell’ottocentesca stazione dei treni, la King’s Cross, disegnata da Lewis Cubitt. Il nuovo progetto, secondo il concorso, prevedeva un accurato restauro della stazione originale con il rifacimento della copertura vetrata e la sostituzione dell’angusta estensione alla vecchia stazione, costruita negli anni 70, con una piazza di circa 7.500 metri quadrati di ampio respiro per una fruibilità più fluida dei 150.000 viaggiatori che vi transitano quotidianamente. Riaperta al pubblico nel 2012, la rinnovata stazione dei treni rappresenta già un’importante icona della capitale, graficamente rappresenta una nuova porta d’ingresso, un nodo strategico del trasporto pubblico multimodale, che la collega: alla stazione di St. Pancras, ai servizi della Thameslink, alla metropolitana di Londra e alle fermate dei taxi e degli autobus.

Conclude la carrellata di architetture poetiche, non di certo esaustiva ma simbolica, un invito alla riflessione rivolto al progettista ecosostenibile e innovativo, suggerita da una citazione mediata dal mondo della pittura, ovvero tratta dalle memorie di uno dei più grandi ammiratori romantici, nonché magistrale interprete di Madre Natura:

"Il giovane pittore deve diventare l’allievo paziente della natura, deve camminare nei campi con mente umile. A nessun arrogante è mai stato permesso di guardare la natura in tutta la sua bellezza – l’arte di guardare la natura è cosa da essere imparata quasi come l’arte di leggere i geroglifici egizi."
John Constable
(Regno Unito:1776 -1837) Lecture on Painting.

Toigetation: toilettes in bambù immerse nel verde per le scuole vietnamite

$
0
0

Nel Vietnam l’88% delle scuole rurali non rispetta i requisiti minimi igienico-sanitari del Ministero Nazionale della Salute e in un quarto i servizi sono del tutto assenti. Gli architetti vietnamiti H&P, incaricati per il progetto di servizi igienici della scuola a Son Lap, hanno proposto Toigetation. Lo spazio per le toilettes e docce è costruito con bambù e mattoni locali, circondato da una fitta vegetazione. Tre gli obiettivi di base: costruzione veloce, basso costo e ampia applicabilità. Infatti l’augurio dei progettisti è che diventi un prototipo per tutte le scuole in campagna: grazie alla manodopera e ai materiali locali si realizza in sole 3 settimane ad un costo di circa 3 mila dollari.

CONVENTO HOUSE: LA CASA TUTTA IN BAMBÙ NEL CUORE DELL'AMAZZONIA

{loadposition googlestellacci}

toigetation-bambu-hanoi-b

toigetation-bambu-hanoi-c

Condizioni igienico-sanitarie nel mondo 

Dalla relazione dei progettisti si evince l’urgenza di migliorare i servizi igienico-sanitari in tutto il mondo per motivi umanitari, ambientali ed economici. ‘‘Assicurare la sostenibilità ambientale incluso il miglioramento delle strutture igienico-sanitarie è uno degli otto "Obiettivi di Sviluppo del Millennio" delle Nazioni Unite. In accordo con esso, dal 2000 al 2015, il numero di persone senza accesso ai servizi sanitari di base diminuirà del 50%. L'accesso è stato riconosciuto come un diritto umano. In tutto il mondo oggi più di 2,5 miliardi di persone (il 15% della popolazione mondiale) sono costrette a defecare all'aperto. Lo scarico delle acque reflue incontrollato è da considerare anche un disastro ambientale, perché danneggia la salute umana (ogni anno 1,7 miliardi di persone soffrono di diarrea e 760 mila bambini muoiono per il colera, tifo, epatite, etc ...). La mancanza di sanitari e di strutture idonee causano danni economici tremendi (secondo la Banca mondiale, in India, tali condizioni costano a questo paese più di 53 miliardi di dollari ogni anno, pari a quasi il 6% del PIL).’’

toigetation-bambu-hanoi-d

toigetation-bambu-hanoi-e

toigetation-bambu-hanoi-f

L’area di progetto di Toigetation

Nelle province di Son Lap Commune, Bao Lac e Cao la popolazione vive in condizioni di estrema povertà senza elettricità, infrastrutture stradali e rete di telecomunicazioni. In particolare, la scuola di Son Lap, area di progetto, ha 485 studenti dalla scuola materna ai livelli superiori, divisa in una sede principale con 10 classi, una filiale con 4 classi più gli alloggiamenti destinati al personale. In nessuna costruzione erano rispettati i requisiti minimi igienico-sanitari.

toigetation-bambu-hanoi-g

toigetation-bambu-hanoi-h

toigetation-bambu-hanoi-i

Dall'idea di un albero alla realizzazione in bambù

Il progetto s’ispira all’immagine iconica di un albero e si fonda umilmente con il pendio del monte Phja Da: una grande tettoia ripara l'area, circondata su tutti i lati da uno spesso cuscinetto di vegetazione e da un giardino terrazzato. Questa zona aiuta la regolazione del clima interno, rafforza la struttura portante e fornisce cibo. Il confine tra interno ed esterno diventa ambiente vitale, mutevole e in armonia con il territorio circostante.

toigetation-bambu-hanoi-l

toigetation-bambu-hanoi-m

toigetation-bambu-hanoi-n

Toigetation nasce con le risorse locali umane: docenti, studenti e volontari hanno utilizzato materiali locali come bambù e mattoni. Il metodo costruttivo è elementare perché si scava e si riempie con lo stesso terreno, creando una struttura ancorata in grado di resistere ai disastri naturali. La ventilazione e l’illuminazione sono completamente naturali, ma sono anche previsti pannelli solari per la produzione di energia necessaria durante la notte. L'acqua piovana è raccolta e filtrata prima di essere immessa in un serbatoio nel sottotetto, impiegata per i servizi igienici e per gli impianti di lavaggio. L’acqua sporca andrà in un serbatoio settico e in uno di filtraggio per poi essere utilizzata per piante acquatiche del terrazzamento sulla collina adiacente.

toigetation-bambu-hanoi-o

toigetation-bambu-hanoi-p

toigetation-bambu-hanoi-q

toigetation-bambu-hanoi-s

Schema progettuale del Toigetation: mattoni, bambù e piante

L'impianto si trova ai margini del sito della scuola rurale, su un terreno in pendenza livellato rimuovendo terra dalla porzione superiore e aggiungendola alla zona inferiore. I muri in mattoni chiudono due bagni e due docce. Inoltre sono da supporto alla struttura in bambù, sotto il tetto in metallo zincato. I pali in bambù terminano in pilastri in calcestruzzo. Il cuscino verde contribuisce alla privacy e fornisce ombra a tutto il blocco servizi, riducendone notevolmente l’impatto visivo. Il prototipo non solo risponde alle esigenze della comunità in rispetto al territorio circostante, ma diventa materiale didattico per gli studenti. I metodi costruttivi forniscono nozioni sulla Geologia e Idrologia (l’acqua), sulla Fisica (la diffusione della luce), l'Aerodinamica (la ventilazione), la Biologia (la fotosintesi, la coltivazione di piante e ortaggi) e sull’Agricoltura. La popolazione sarà influenzata e questo, si spera, potrà contribuire allo sviluppo dell’equilibrio ecologico e all’economia locale.

toigetation-bambu-hanoi-t

toigetation-bambu-hanoi-u

toigetation-bambu-hanoi-v

toigetation-bambu-hanoi-z

La tecnica costruttiva degli archi in bambù

$
0
0

La Versilia è a tutti nota come località di vacanza estiva con le sue sabbiose spiagge e con la sua selvaggia vegetazione tipica della macchia mediterranea affollata da pini a ombrello, eppure è qui che si trova un bosco di bambù cresciuto grazie al terreno umido tipico della zona.  In questo luogo ameno si è svolta la seconda edizione del workshop teorico e pratico “Costruire con Arundo Donax e bambù” organizzato dal collettivo CanyaViva in collaborazione con il Bambuseto versiliese per imparare la tecnica per costruire archi con questo versatile materiale.

In copertina: © CanyaViva

ARCHI E VOLTE IN BAMBÙ DA TAIWAN

{loadposition googlenicora}

IL WORKSHOP

Venerdì 27 febbraio 2015 un gruppo di giovani entusiasti armati di scarponi, coltellino e curiosità insieme ai docenti del corso Carlos Jimenez Asenjo e Margherita Bertoli si è ritrovato all’inizio del sentiero che porta al Bambuseto per imparare la tecnica per costruire archi in bambù secondo il metodo CanyaViva. L’Arundo Donax o canna mediterranea e il bambù, infatti, si prestano agevolmente all’ideazione e alla costruzione manuale senza bisogno di attrezzatura altamente specializzata.

caption: Foto di Chiara Nicora.

Lavorando con un materiale naturale sono fondamentali l’osservazione e la classificazione. Dopo aver raccolto le canne che abbiano almeno tre anni di vita e aver tolto tutte le foglie in modo da avere uno stelo liscio e senza malformazioni si procede alla catalogazione. Gli elementi vengono suddivisi in base alla lunghezza, al diametro e all’andamento delle fibre. Infatti, per sfruttare al massimo le proprietà del materiale vanno considerate le curvature orarie o antiorarie.

caption: Foto di Chiara Nicora.

L’operazione successiva consiste nell’assemblaggio delle canne in fasci per creare gli elementi strutturali. Il bambù viene legato con corde in canapa secondo uno schema studiato e collaudato dai professionisti del collettivo CanyaViva. I moduli creati servono per realizzare gli archi della struttura. La flessibilità del materiale garantisce una naturale piegatura degli elementi e di conseguenza gli archi vengono felicemente curvati senza creare tensioni pericolose.

caption: Foto di Chiara Nicora.

Dopo tre giorni intensivi e faticosi di lavoro di squadra il workshop ha avuto fine con il montaggio degli elementi e la curvatura degli archi. Il risultato finale sarà possibile ammirarlo a Milano alla Fabbrica del Vapore dal 14 aprile 2015 all’8 maggio 2015 dove la struttura sarà riassemblata in occasione dell’evento Green Utopia dedicato all’architettura vegetale.

caption: Foto di Gaia Granelli.

Il bosco di bambù italiano

$
0
0

Esistono vari tipi di bosco che si differenziano per le diverse specie arboree che li costituiscono. Ci sono i boschi di querce, di faggio, di abete ed esistono anche i boschi di bambù e uno di essi è possibile ammirarlo in Toscana dove si trova il Bambuseto versiliese, gestito e curato da tre amici che sono riusciti a trasformare un passatempo in una professione a contatto con la natura e per la salvaguardia dell’ambiente.

In copertina: © Chiara Nicora

UN WORKSHOP PER IMPARARE A COSTRUIRE ARCHI IN BAMBÙ

{loadposition googlenicora}

IL BAMBUSETO DELLA VERSILIA

Il bosco di bambù della Versilia si estende su di una superficie pari a circa un ettaro ed è popolato da canne della specie Phyllostachys viridiglaucescens. Si stima che abbia un’età superiore ai cinquant’anni, molto probabilmente è il risultato della piantumazione di alcune canne di bambù importate e poi abbandonate a se stesse.

L’essenza ha un’enorme e veloce capacità riproduttiva. Infatti, se non curato un bosco di questo genere si trasforma in una selva intricata di steli in cui ogni centimetro di terreno è occupato e risulta difficilissimo il passaggio. Una canna di bambù, quando cade a terra, si trasforma in altrettanti germogli quanti sono i nodi. Se calcoliamo che i nodi sono distanti circa 25 cm e l’altezza media della canna che cresce in un clima mediterraneo è di 12 metri, è facile immaginare le proporzioni dello sviluppo selvaggio che subirebbe il bosco se non venisse curato.

bosco-bambu-bambuseto-b

Una canna impiega solo tre anni per raggiungere gli spessori necessari per avere una resistenza apprezzabile per essere utilizzata nelle costruzioni. Il diametro non identifica l’età della pianta, che ha uno sviluppo a cannocchiale, quindi per definire l’età della canna ogni anno vengono legati dei nastrini colorati sullo stelo. Infatti, dopo solo due mesi dalla nascita dei germogli il fusto della pianta raggiunge la sua dimensione definitiva e si caratterizza per un colore che varia dal verde intenso al glauco.

bosco-bambu-bambuseto-c

La crescita del Bambuseto versiliese viene controllata e ogni anno il bambù idoneo viene tagliato. Le canne possono essere direttamente utilizzate oppure sottoposte a lavorazioni a seconda degli impieghi. Generalmente i fusti sono prima trattati con una soluzione di acido borico contro gli attacchi degli insetti e successivamente sono fatti naturalmente essiccare. Il bambù è un materiale naturale con molteplici impieghi e con pochi scarti che si sottomette facilmente alla creatività e all’ingegnosità delle diverse maestranze.

bosco-bambu-bambuseto-d

Costruire con le canne di bambù: un metodo a km zero

$
0
0

CanyaViva è una squadra multidisciplinare formata da architetti, ingegneri, scenografi, artisti, permacultori, paesaggisti e da altre figure professionali non strettamente legate al mondo delle costruzioni, tutti accumunati dal medesimo desiderio di ricercare un equilibrio tra l’ambiente antropizzato e la natura. Il gruppo, che lavora seguendo alcuni concetti fondamentali che sono la conoscenza del territorio e delle risorse, la collaborazione e la condivisione, ha messo a punto un metodo costruttivo con le canne di bambù a km zero.

{loadposition google1}

L’idea di utilizzare il bambù nasce da un’intuizione dell’architetto inglese Jonathan Cory-Wright che cercava un materiale e una tecnica in grado di realizzare i suoi progetti “curvi”. Il metodo costruttivo elaborato e ottimizzato negli anni prevede l’impiego dell’Arundo Donax o del Bambù per la realizzazione di una serie di archi da impiegare nei modi più disparati. Gli studi e le verifiche, che sono in continuo aggiornamento, sono effettuati in collaborazione con l’Escuela Universitaria de Arquitectura Tecnica e Ingeneria de la Edificacion de la Università Politecnica de Catalunya. Il sistema è registrato con licenza Copyleft al fine di promuoverne la diffusione e la rielaborazione. Infatti il Copyleft garantisce all’autore la paternità dell’opera e allo stesso tempo permette ai fruitori l’utilizzo, la diffusione e la rielaborazione del modello sotto la stessa egida.

collettivo-canyaviva-b

collettivo-canyaviva-c

Le opere realizzate si avvalgono dell’utilizzo di risorse a km zero: la struttura in bambù di solito viene completata e rifinita con materiali reperiti in loco e con tecniche tipiche dell’architettura vernacolare. Il collettivo CanyaViva, infatti, non si limita all’implementazione del sistema ad archi in bambù, ma si impegna anche nella riscoperta e nell’approfondimento delle tecnologie tradizionali. Inoltre viene promossa e incentivata l’autocostruzione attraverso l’organizzazione di corsi e laboratori.

collettivo-canyaviva-d

collettivo-canyaviva-e


Applicazioni del bambù nei giardini, nell’architettura e nelle costruzioni

$
0
0

Alle nostre latitudini è stato introdotto relativamente da poco ma ormai è conosciuto ed apprezzato per le sue molteplici qualità: elastico, leggero ma resistente, dal portamento raffinato ed elegante, ecologicamente sostenibile e dall’impiego multifunzionale. Il Bambù (Bambuseae) nome generico di sempreverde arbustivo, comprendente un’ampia (oltre 1250 specie e 68 generi) famiglia appartenente alle Poaceae, viene scelto sempre più frequentemente per la progettazione di eterei giardini ed è utilizzato, oltre che nel paesaggio progettato contemporaneo, per un’infinità di usi: dalla cucina, poiché i germogli sono un alimento ricco di proteine e molti sali minerali, al design, per approdare al mondo delle costruzioni, passando anche per la medicina orientale.

{loadposition google1}

Culturalmente viene considerato nella tradizione religiosa delle Filippine un elemento legato alla creazione, mentre in Giappone è elemento sacro, secondo solo al pino. La medicina indiana ne fa uso tramite l’estrazione del Tabascir, concrezione silicea all’interno delle canne, che ha proprietà rinvigorenti e antiossidanti, così come la cosmetica lo utilizza estraendone la linfa dalle proprietà emollienti.

La sua versatilità è data soprattutto dalle sue caratteristiche materiche ed organiche; Il suo elevato potere di assorbimento di anidride carbonica, la rapidità di propagazione per rizomi, la sua rusticità ne fanno un ottimo elemento vegetale copri suolo, potenzialmente utilizzabile anche in quelle situazioni di dissesto idrogeologico. Il suo impiego potrebbe infatti anche essere esteso in ambienti inquinati sia atmosfericamente che nel suolo, come versanti di discariche o aree da bonificare, essendo specie robusta, in grado di tollerare anche, per alcune varietà, temperature molto rigide (fino a -30°), così come molto resistente ad attacchi di insetti e funghi.

Applicazione del bambù nei giardini

Tornando alla sua presenza nei giardini si deve citare l’imponente Bambouseraie di Prafrance poco distante da Nimes nel sud della Francia, parco tematico esteso su 12 ettari in cui si può osservare varietà e dimensioni differenti di questa erbacea speciale. Forse però l’immagine più conosciuta per una foresta di bambù è quella spettacolare di Sagano a Kyoto, in cui un sentiero si avventura nel fitto delle imponenti canne.

Applicazione del bambù in architettura

Focalizzando invece l’attenzione sulle realizzazioni architettoniche in giro per il mondo, soprattutto asiatico, a Bali, Indonesia è stato progettato e realizzato dalla Green School, un interessante villaggio ecologico interamente costruito con il bambù: edifici e un ponte dimostrano la sua duttilità.

applicazioni-bambu-giardini-b

applicazioni-bambu-giardini-c

Il Vietnam è un altro paese in cui poter apprezzare “esperimenti” di architettura con il bambù: due esempi da citare sono sicuramente il Bambu Wing e il Water and Wing Cafè, entrambi realizzati interamente con strutture di bambù e poggiati elegantemente sull’acqua. La cattedrale in bambù costruita in Colombia dall’architetto Simon Velez, realizzata il sole 5 settimane e con un budget di soli $30.000 dimostra infine come questo materiale potrebbe essere fondamentale per architetture di emergenza in paesi in cui si rendano necessari interventi rapidi ed economici.

Altri esempi di architettura in bambù

Applicazione del bambù nel settore delle costruzioni

È infatti nel campo delle costruzioni che dimostrata la sua maggiore resistenza, in trazione e compressione rispetto a quella del legno, maggiore trazione di quella dell’acciaio, maggiore in compressione di quella del calcestruzzo, utilizzato sia come struttura portante per edifici fino a due piani, che per le impalcature, come condotta per le acque, soprattutto per l’irrigazione di orti e risaie, o trasformato in truciolato ed in parquet per interni. Il Wood Plastic Composit, per citarne solo uno, materiale non ancora presente in Europa, assembla il 30% di plastica PE ad un 60% di bambù e relativi additivi, per un prodotto finale molto resistente ed utilizzabile soprattutto in esterni.

Articolo dell’Arch. Micol Terzaghi per Blossomzine 

n°3 Winter issue

Bali: il bambù per case fresche e resistenti

$
0
0

Una giovane donna americana, Elora Hardy, che lavorava con successo nel campo della moda a New York, qualche anno fa decise di lasciare la sua professione e lo sfarzoso mondo delle sfilate per dedicarsi al suo sogno: realizzare case di bambù a Bali.

LA CASA TRADIZIONALE DI BALI: IL KUREN

{loadposition googlebozzola}

Ispirata dal padre, residente sull’isola già da qualche tempo, pensò di raggiungerlo per intraprendere un’attività di progettazione e costruzione di vere e proprie residenze di lusso in bambù, un materiale altamente rinnovabile ed ecosostenibile. E così, da cinque anni, Elora lavora con la sua squadra di architetti e designer. “Mio padre scelse il bambù per tutti gli edifici del suo campus, vedeva in questa pianta una speranza. Il bambù è un materiale da costruzione straordinario, ha la resistenza a compressione del calcestruzzo, il rapporto forza-peso dell’acciaio ed è una delle piante che cresce più velocemente nel mondo. I danni dagli insetti e l’umidità sono le sue debolezze principali, ma se trattato come si deve le strutture di bambù possono durare una vita”.

case-bambu-bali-b

case-bambu-bali-c

È proprio sulla durata del materiale che si sono concentrati gli studi del team: per migliaia di anni il bambù è stato usato per le piccole costruzioni e i ponti ma si deteriorava in fretta a causa degli insetti che si nutrivano del legno dall’interno. Per risolvere questo problema, si è scoperto che, trattando il materiale con i sali di boro, questo diveniva pressochè indistruttibile. Inoltre la sua forza, la resistenza ai terremoti, la flessibilità, la leggerezza, l’abbondanza e la rapidità di crescita (un metro in pochi giorni), hanno eletto questa pianta, di cui esistono più di mille specie, un materiale da costruzione ideale nei climi tropicali, per realizzare grandi tetti curvi che catturano le brezze e proteggono dal caldo.

case-bambu-bali-d

case-bambu-bali-e

Materiali green: il bambù per le costruzioni

$
0
0

bambu-materiale-costruzioni-b

Il bambù, prodigioso materiale green con un elevatissimo grado di leggerezza, resistenza e crescita dimensionale, è definito “legno dei poveri” in India, “amico della gente” in Cina e “fratello” in Vietnam, e trova oggi numerosi impieghi in diversi settori, dall’arredamento ai giocattoli, dal cibo alle finiture di componenti di computer . Molto diffuso in Asia, America Latina ed Africa, l’uso del bambù per la realizzazione di costruzioni è stato per un periodo dell’epoca moderna abbandonato per lasciar spazio a legno e cemento; recentemente si assiste ad una maggiore diffusione di questo materiale naturale, sia nei territori di cui è originario, sia nella parte occidentale del globo.

Leggi tutto...

Architettura in bambù: architetti ed opere significative

$
0
0

Il bambù ha destato da sempre la curiosità di ingegneri ed architetti famosi che ne hanno studiato caratteristiche e proprietà nelle loro ricerche in campo strutturale, come avvenuto con Frei Otto e Buckminster Fuller. In Colombia interessanti edifici per residenze o per uffici pubblici sono realizzati in bambù da Oscar Hidalgo Lopez, Marcelo Villegas, Simon Velez. Quest’ultimo nel 2000 ha realizzato un padiglione gigantein bambù per l’Expo di Hannover, studiandone le caratteristiche fisiche, le applicazioni e mostrandone i maggiori vantaggi.

Leggi tutto...

Bambù: il materiale versatile, si presta anche alla protezione del suolo

$
0
0

AAA

Materiale molto versatile ed in grado di prestarsi a molteplici varietà d’impiego, il bambù polarizza l’attenzione dei designer e degli investitori sia nel campo dell’arredamento che dell’edilizia, per le sue caratteristiche e per la sua lavorabilità. Questo materiale, leggero e durevole, è un legno cavo in cui coesistono proprietà di resistenza e flessibilità, ben declinate con leggerezza e sostenibilità, e un’azione di protezione del suolo. La grande velocità di diffusione e di crescita della pianta rende il bambù molto appetibile, date le numerose varietà dello stesso, in grado di adattarsi a differenti zone climatiche.

Leggi tutto...

Viewing all 34 articles
Browse latest View live